mercoledì 27 gennaio 2010

Sul «Made ln Italy» va ascoltata la Ue

Che la notizia dell`avvio dell`esame del disegno di legge sull`etichettatura obbligatoria dell`origine dei prodotti e sulla tutela del «made in Italy» presso la Commissione industria del Senato l`abbia dovuta apprendere dai giornali lo trovo a dir poco imbarazzante, ma che l`Italia, dopo l`approvazione della legge in novembre alla Camera non abbia ancora mandato il testo in Europa per un confronto lo reputo addirittura impensabile.” Questa la premessa dell`intervento di Cristiana Muscardini (Vicepresidente della Commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo)

Come vicepresidente della Commissione per il Commercio internazionale e soprattutto come promotrice, insieme ad altri eurodeputati italiani, del «comitato made in», sono assolutamente consapevole di quanto l`etichettatura di origine obbligatoria sia importante per il nostro paese, ma credo fermamente che l`accresciuto ruolo dei parlamentari nazionali previsto dal Trattato di Lisbona debba essere utilizzato secondo procedure opportune al fine di fare tutti il massimo per raggiungere l`obiettivo.
Con la designazione del nuovo commissario al Commercio internazionale, il belga Karel De Gucht, pensiamo ad una risoluzione positiva, afferma la vicepresidente,ma non dobbiamo dimenticare che non è ancora chiaro se la base di discussione e compromesso tra Parlamento e Consiglio, con il quale dal l ° dicembre c`è la codecisione, sarà il testo integrale presentato dal commissario Mendelson nel 2006 o la proposta della Ashton abbozzata nell`autunno 2009 con l`ipotesi di un regolamento provvisorio ridotto.
Nei prossimi mesi ci attende un confronto serrato tra Parlamento e Consiglio, ci preannuncia la vicepresidente, per far sì che l`Europa abbia la stesso peso di suoi partner e competitori commerciali come Cina, Canada, Stati Uniti che già da molto tempo hanno il vincolo di denominazione di origine dei prodotti che entrano nei loro territori e  si augura che gli attori coinvolti valutino immediatamente l`opportunità di notificare fin da ora alle autorità europee il testo della proposta di legge sul «made in Italy».
 E aggiunge: se cioè risultasse che la normativa italiana non è compatibile, in tutto o in parte, con l`insieme delle disposizioni europee sancite dal diritto comunitario, potremmo aspettarci l`irrigidimento delle istituzioni europee, irrigidimento che porterebbe portare ad un ulteriore rallentamento dell`iter per l`approvazione di un regolamento che per noi è vitale come europei e come italiani.
Abbiamo la necessità di far comprendere che la denominazione di origine dei manufatti non è soltanto un problema italiano, come alcuni governi europei sostengono, si tratta infatti, attraverso un regolamento ampio e chiaro, di tutelare i consumatori e di dare regole chiare alla concorrenza a tutela delle nostre imprese manifatturiere.
Fondamentale quindi attivare sinergie come è già avvenuto con buoni risultati nei frequenti confronti tra il viceministro Urso e i parlamentari italiani della Commissione per il Commercio internazionale.

Fonte: Il  Giornale

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